In forma materna
Un’opera breve in prosa poetica, una riflessione, quasi una meditazione a voce sommessa, sulla figura primeva della madre.
Un’opera breve in prosa poetica, una riflessione, quasi una meditazione a voce sommessa, sulla figura primeva della madre.
Riflessioni sulla pratica della fiducia, una pratica di umile lavoro quotidiano perchè da sempre c’è bisogno di fiducia per iniziare il giorno e continuarlo.
Il testo nasce come riflessione, quasi una meditazione a voce sommessa, sulla figura primeva della madre sempre in bilico tra le immagini della maternità umana e della maternità divina.
Prima traduzione italiana della agiografia di Milarepa, il Maestro buddhista vissuto in Tibet tra nell’XI-XII secolo.
Il volume presenta un’antica versione orientale della storia di Cenerentola tradotta dall’originale tibetano e finora pressoché sconosciuta anche agli specialisti del folclore. Si tratta di una fiaba che, per la ricchezza di riferimenti al mondo buddhista e prebuddhista in cui è nata, si presta sia a interessanti indagini di carattere storico-religioso sia a una lettura in chiave psicoanalitica. L’Introduzione al testo percorre entrambe queste strade…
<< Nel presente insegnamento è detto che l’essenza della mente è lo stato naturale di ciò che esiste e che questa è Mahāmudrā (Grande Sigillo)…>>. Così si legge ne La Radice della Chiarificazione della Conoscenza Originaria di Mahāmudrā, il testo breve e limpidissimo (qui per la prima volta tradotto in italiano dall’originale tibetano) attribuito a Milarepa, Mila [Vestito di] Tela, l’asceta-poeta tibetano forse più conosciuto e amato dentro e fuori il Tibet.
Può una donna diventare una buddhā, una risvegliata? Ci sono state donne che in passato hanno ottenuto l’illuminazione, rinunciando ai ruoli tradizionali di mogli e madri per intraprendere la via del Buddha? Le praticanti, così come le divinità femminili, sono state sottomesse e subordinate alle loro controparti maschili, o si può parlare di modelli religiosi specificamente femminili? La concezione tipicamente androcentrica che sostiene l’impossibilità di ottenere il risveglio in un corpo di donna trova un comprovato riscontro testuale nelle sacre dottrine buddhiste? Queste sono alcune delle domande da cui è nato il presente saggio dedicato alla trasmissione femminile della Dottrina nel buddhismo indo-tibetano.
Le auto-immolazioni nel fuoco di tibetani, sia monaci e monache che laici e laiche, risultano essere uno dei maggiori fenomeni di auto-immolazione del mondo contemporaneo. Si tratta di suicidi oppure di sacrifici e dunque di atti di martirio? Sono atti giustificabili secondo l’etica buddhista? E, soprattutto, perchè?
Il testo intende offrire una prima analisi politico-religiosa di un tragico fenomeno del mondo buddhista tibetano ancora pressochè ignorato in Italia.
<< La fiducia è lo spago che tiene insieme l’inizio e la fine del giorno, l’inizio e la fine delle cose. La fiducia non è dogmatica, né ha pretesa di essere dimostrata attraverso verità più o meno assolute; non ha la dignità di una voce filosofica, né può vantare il numero di studi che conta invece il concetto di fede. Non ha schierato eserciti, né in suo nome sono stati condotti guerre o massacri. ‘Fiducia’ è parola pudìca e sempre giovane, che inizia ogni giorno, che si rinnova nel qui e ora, perché da sempre c’è bisogno di fiducia per cominciare il giorno e continuarlo…>>.
In continuazione ideale con il volume Donne di illuminazione, vengono qui tradotte per la prima volta dall’originale tibetano le brevi agiografie di ventiquattro jo mo o ‘venerabili’, adepte di straordinarie realizzazioni spirituali vissute in Tibet tra l’xi e il xii secolo. Le scarne biografie, le istruzioni spirituali del maestro Pha Dam pa sangs rgyas, e i canti di realizzazione parlano di un’ascesi femminile che, quasi invisibile, porta il segno di una profonda devozione e alti conseguimenti spirituali.
<<Verbo di ospitalità amorevole e benigna, … custodire è nutrire di bene possibile quanto ci è stato affidato, a cui siamo stati affidati, e che non ci appartiene per definizione. E il bene che teniamo in custodia ci approfondisce, diventa la nostra eccedenza… Concepire è verbo di azione tutta corporea, capace di vita – di corpo – da corpo di donna, il verbo-grembo più fecondo che esista… Concepire è verbo di inizio, di futuro e di vita a venire, di cominciamento di essere, sempre eccedente. Concepire è custodire, a ogni respiro, tutta la vita che siamo…>>.
A cura di Marinella Perroni. 1. Donne rabbino? M. Camerini 2. Teologa: in quale Chiesa? M. Perroni 3. Donne nel mondo protestante L. Tomassone 4. Storia di una pastora protestante E. E. Green 5. In fedeltà al Vangelo T. Tosatti 6. Sui passi di Umm Waraqah M. Iannucci 7. Il “risveglio” delle donne. C. Gianotti.
Sette testimonianze di come da più di cento anni il protagonismo delle donne ha fatto emergere ingiustizie non più tollerabili e ha posto interrogativi da cui dipende la qualità della vita di tutti. Nei vari ambiti religiosi si configura anche come una richiesta di leadership.